Le parole di Gramsci : Per un lessico dei Quaderni del carcere – A cura di Fabio Frosini e Guido Liguori
«La tendenza a “sollecitare i testi”, contro cui lo stesso Gramsci non ha mancato di mettere in guardia, contraddistingue buona parte della storia delle interpretazioni e si è forse addirittura accentuata nel corso dell’ultimo decennio. Tale tendenza ha le sue cause principali in due fattori: da una parte, il carattere “aperto” dei Quaderni del carcere, il fatto che essi non sono stati pubblicati dal loro autore, rimanendo allo stato di appunti, nonché lo spirito di ricerca e dialogicità che li pervade; dall’altra, la commistione fra teoria e politica che inevitabilmente – e a lungo proficuamente – ne ha accompagnato e ancora a volte ne accompagna la lettura e l’interpretazione, ma che conduce anche a forzature, parzialità, unilateralità.
Da questa constatazione è nata l’esigenza di un lessico dei Quaderni (impresa fino ad ora mai tentata), che mirasse a fissare alcune linee-guida per la comprensione di questa peculiarissima “opera”, a tracciare dei sentieri di lettura, che nel suo caos apparente pure esistono, a rileggere il testo con rigore filologico e con gli strumenti più sofisticati a nostra disposizione,
per ripartire da ciò che Gramsci ha lasciato scritto – e dal modo in cui l’ha lasciato scritto – liberando la sua opera da tutta una serie di interpretazioni datate che oggi rischiano di soffocarne lo spirito e la capacità di essere presente nel mondo attuale; nella consapevolezza, però, che interpretare è non solo inevitabile, ma è anche l’unica via alla comprensione di un
testo o di un evento.
Ma l’idea di un lessico dei Quaderni è nata anche da un’esigenza di diverso ordine, che proviamo qui a enunciare. Come ha sostenuto Leonardo Paggi, la scrittura di Gramsci non «persegu[e] rigorose definizioni formali», e anzi «spesso assum[e] polemicamente il linguaggio dei suoi avversari, caricandolo di significati allusivi che è possibile precisare solo tenendo presente la trama generale di pensiero». Tuttavia, non crediamo che questo renda impresa vana il tentativo di costruire un tale lessico, a condizione che questo lavoro venga intrapreso con la dovuta consapevolezza della specificità dell’oggetto che ci si trova di fronte. Seguendo, infatti, passo passo la “vita” dei diversi concetti all’opera nei Quaderni – sfruttando gli strumenti che l’edizione critica messa a punto da Valentino Gerratana, e quelli che la filologia gramsciana ha prodotto in seguito, offrono per la ricostruzione diacronica della riflessione carceraria – si giunge a delineare una trama teorica che nel
suo insieme fornisce una mappa plausibile e praticabile di un pensiero che altrimenti rischia di essere ridotto a pozzo senza fondo da cui trarre citazioni per sostenere tutto e il suo contrario, come non raramente è stato fatto.
Il progetto che sta alla base di questo lavoro sul lessico implica dunque una forte accentuazione della dimensione temporale – del «ritmo del pensiero in isviluppo», per usare le parole di Gramsci – nella ricostruzione e nella comprensione del pensiero consegnato ai Quaderni. È evidente che una tale assunzione rende fragile, destinata a non cogliere l’essenziale di un
pensiero dialettico, qualsiasi lemmatizzazione rigida, poggiante sull’idea che i termini gramsciani possano essere definiti in modo univoco una volta per tutte.
Si pensi d’altronde all’importanza che Gramsci assegna al linguaggio, convinzione derivatagli anche dalla sua formazione universitaria, che sembrava avviarlo a una brillante carriera accademica nel campo della glottologia e della linguistica, prima che gli ideali di riscatto delle “classi subalterne” ne segnassero diversamente il destino. La lingua è per lui il primo e ineludibile livello in cui è contenuta la visione del mondo di ciascun individuo. Non solo: per Gramsci il registro metaforico di una lingua è ineliminabile e per certi versi addirittura primario rispetto a quello letterale, perché è in esso che si depositano, concretandosi, i momenti di frizione e di scarto tra passato e presente e tra presente e futuro, come quando si assumono in senso metaforico i termini appartenuti a civiltà precedenti o, viceversa, si coniano nuove metafore per rendere accettabili e pensabili dei concetti nuovi: in entrambi i casi vi è una tensione interna alle parole, che è una tensione temporale, costruttiva, che occorre cogliere se si vuole aspirare a comprendere le dinamiche storiche.
Tracciare una mappa dei percorsi compiuti dai grandi concetti nel corpo dei Quaderni ci appariva dunque premessa a un’ulteriore ricerca sul lessico gramsciano. Da questi convincimenti è nato, nell’ottobre 2000, il seminario sul lessico dei Quaderni della International Gramsci Society Italia (IGS Italia). Fin dall’inizio abbiamo deciso di rinunciare, sia pure a malincuore, all’apporto di tanti amici e maestri che potevano essere con noi solo saltuariamente, per privilegiare il ricorso alle forze di coloro i quali erano in grado di impegnarsi, con una presenza costante, in un lavoro continuativo e organico. Come è documentato anche dal sito web della IGS Italia (www.gramscitalia.it), i partecipanti al seminario – tra venti e quaranta persone, studiose e studiosi che raggiungevano Roma da molti luoghi d’Italia, a cui via via si è unito un numero sempre crescente di giovani, studentesse e studenti universitari, laureandi, laureati, dottorandi, attirati da un metodo di studio collettivo severo ma aperto e disponibile allo scambio di esperienze e competenze diverse – si sono riuniti con una cadenza in media trimestrale, dopo aver ricevuto e letto in anticipo la relazione da discutere, di volta in volta dedicata a un lemma diverso, individuato come rilevante nella trama del discorso gramsciano. Ogni relazione ha tentato di delineare
l’origine del lemma in questione (con eventuali riferimenti anche agli scritti precedenti il 1926), il ruolo da esso svolto nel sistema concettuale dell’autore, la sua evoluzione all’interno dei Quaderni.
Durante ciascuna seduta, la relazione introduttiva è stata analizzata, discussa, criticata, sia dai due discussants ogni volta designati, sia dagli altri presenti. In seguito ogni relazione è stata riscritta dai rispettivi autori, recependo i commenti, le osservazioni, i suggerimenti che essi hanno ritenuto opportuno accogliere. Questo libro raccoglie la maggior parte delle relazioni discusse, ulteriormente rielaborate in vista della pubblicazione in volume, frutto dunque di un lavoro individuale e collettivo insieme, per ricordare il quale riportiamo più avanti le date degli incontri e i nomi dei discussants, pur sottolineando il contributo davvero fondamentale di tutti i partecipanti.
Il libro si articola in tredici saggi, ognuno dei quali è dedicato a un lemma o coppia di lemmi, analizzati secondo un metodo unitario: fedeltà al testo, attenzione allo svolgimento diacronico del concetto nell’ambito della storia interna dell’opera, ricezione critica dello “stato dell’arte” sull’argomento. Non tutti i lemmi fondamentali dei Quaderni sono presenti: si tratta
di un work in progress. Tuttavia, quanto fatto fin qui ci pare significativo e meritevole di essere sottoposto al giudizio del pubblico e al vaglio dei lettori. Con l’augurio che siano molti le giovani e i giovani che, anche per questa via, troveranno il modo per incontrare un autore indubbiamente difficile, ma anche appassionante e coinvolgente come pochi.
Gli incontri del seminario della IGS Italia sul lessico dei Quaderni hanno avuto luogo presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Roma Tre. Cogliamo l’occasione per ringraziare in particolare i professori Giacomo Marramao
e Roberto Pujia, che si sono adoperati per assicurare tale ospitalità.
Qui di seguito l’elenco degli incontri:
27 ottobre 2000: Struttura e datazione dei “Quaderni”, relatore Fabio Frosini, discussants Giuseppe Cospito e Raul Mordenti;
27 gennaio 2001: Dialettica, relatore Giuseppe Prestipino, discussants Giorgio Baratta e Roberto Finelli;
27 aprile 2001: Struttura-sovrastruttura, relatore Giuseppe Cospito, discussants Fabio Frosini e Giuseppe Prestipino;
6 luglio 2001: Scuola ed educazione, relatrice Rosemary Dore Soares, discussants Giorgio Baratta e Mario Alighiero Manacorda;
14 dicembre 2001: Rivoluzione passiva, relatore Pasquale Voza, discussants Francesco M. Biscione e Rita Medici;
1° marzo 2002: Stato e società civile, relatore Guido Liguori, discussants Lothar Knapp e Rita Medici;
19 aprile 2002: Filosofia della praxis, relatore Fabio Frosini, discussants Roberto Finelli e Alessandro Mazzone;
5 luglio 2002: Americanismo e fordismo, relatore Giorgio Baratta, discussants Fabio Frosini e Pasquale Voza;
8 novembre 2002: Brescianesimo, relatrice Marina Paladini Musitelli, discussants Fabio Frosini e Pasquale Voza;
17 gennaio 2003: Giacobinismo, relatrice Rita Medici, discussants Roberto Finelli ed Elisabetta Gallo;
21 febbraio 2003: Traducibilità e traduzione, relatore Derek Boothman, discussants Fabio Frosini e Costanza Orlandi;
4 aprile 2003: Riforma e Rinascimento, relatore Fabio Frosini, discussants Lea Durante e Lothar Knapp;
23 maggio 2003: Egemonia, relatore Giuseppe Cospito, discussants Guido Liguori e Giuseppe Prestipino;
27 giugno 2003: Nazionale-popolare, relatrice Lea Durante, discussants Giorgio Baratta e Marina Paladini Musitelli;
11 luglio 2003: Ideologia, relatore Guido Liguori, discussants Roberto Finelli e Pasquale Voza.
In molte fasi del nostro lavoro abbiamo potuto contare sull’interesse e sull’incoraggiamento di due studiosi appassionati, lucidi, disponibili, straordinariamente partecipi, benché fossero già stati maestri di molte generazioni di studiosi, quanti altri mai meritevoli per aver meditato profondamente Gramsci e avere insegnato, a noi e a tanti altri, a studiarlo e a “usarlo” nei
propri studi: Valentino Gerratana e Giuseppe Petronio. Ad essi, che non sono più, dedichiamo questo lavoro.»
FABIO FROSINI GUIDO LIGUORI (Premessa)